Attilio Lasta nasce a Villa Lagarina (Trento) il 27 aprile 1886, da una famiglia benestante. Nel 1900, dopo aver frequentato le Scuole Popolari, assieme alla sorella Maria si reca a studiare nel collegio di Anras, nel Tirolo orientale, iscrivendosi al corso professionale di artigianato e pittura. Durante questi anni concorre al Premio della Dieta di Vienna, vincendo un diploma e 300 corone grazie ad un disegno ad olio. Nel 1902 ritorna a Villa Lagarina, iniziando ad esporre. Nello stesso anno partecipa a Verona ad una mostra collettiva tenuta al Palazzo della Gran Guardia.
Nel 1906 si trasferisce a Milano frequentando lo studio di Cesare Tallone, insegnante a Brera, famoso paesaggista e ritrattista. Nella città lombarda conosce Bartolomeo Bezzi e Filippo Carcano. Segue gli artisti legati all’Arte Nuova e quelli della Scapigliatura. Rimane affascinato dalle opere di Giovanni Segantini, di cui subisce l’influenza cromatica. Intraprende un viaggio a Maloja, in Svizzera, per meditare sulla tomba dell’artista trentino.
Nel 1910 si reca a Verona per mostrare i suoi lavori alla Galleria La Gran Guardia, diretta dal maestro Carlo Donati: ne vengono accettati due, Vecchi roveri e Chiaro di luna.
Nel 1912 fu richiamato a Venezia da Nino Barbantini, segretario dell’Opera Bevilacqua La Masa, per far parte del gruppo degli artisti che esponevano a Ca’ Pesaro, dove espose anche nel 1913. L’anno seguente è invitato a Roma alla Mostra della Secessione Romana. Qualche mese prima era a Venezia alla mostra organizzata dagli artisti respinti dalla Biennale, mostra tenutasi presso i saloni dell’Hotel Excelsior.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale – siamo nel 1914 – viene arruolato nell’esercito austroungarico. Dopo numerosi spostamenti lo troviamo a Wels, in Bassa Austria, assieme a Luigi Ratini, dove esercita la pittura come “Kriegsmaler”, pittore di guerra.
Nel 1918 gli artisti appartenenti all’“Ersatzbataillon” espongono le loro opere nella Volkshalle di Wels.
Ritornato in patria trascorre il tempo tra Villa Lagarina e Cles, in val di Non, dove abita il fratello, dipingendo case rustiche di montagna e dedicandosi completamente al paesaggio.
Nel 1928 viene assunto come impiegato alla Banca Popolare di Villa Lagarina e abbandona l’attività pittorica. La riprende nel 1932 dopo aver lasciato il posto di lavoro. Incomincia a dipingere nature morte. Nel frattempo intensifica le esposizioni personali e collettive.
Nel 1946 lo troviamo alla “Mostra della Pittura Trentina dell’800 e del ‘900”, tenuta al Castello del Buonconsiglio a Trento.
Divenuto una celebrità in regione, si ritira a Villa Lagarina, continuando a lavorare e dedicandosi esclusivamente alle nature morte.
Nel 1971 il comune di Villa Lagarina allestisce una sua esposizione antologica.
Muore il 20 gennaio 1975, alla vigilia dei novant’anni.
Dal Catalogo generale di Attilio Lasta, vol 1, a cura di Warin Dusatti, Edizioni d’Arte Dusatti, 2018